Gettare un sacchetto dell’immondizia in Padule? Non è senso civico…

mag16_padule_ambienteE’ una bella mattinata di una domenica di aprile. Sto correndo in campagna, o meglio sull’argine del Canale del Terzo, uno dei due scolmatori principali del Padule di Fucecchio. Intorno a me tanto verde, e il rumore dei miei passi attutito dall’erba che si mescola con il richiamo di un paio di aironi e con il frusciare delle ali di due passerotti che si stanno litigando la conquista della compagna. Sono conscio di essere un invasore di un ecosistema tanto bello quanto fragile, in cui ogni elemento della catena sembra essere l. per caso ma non lo è, e cos. corro con la sensazione di cercare di dare il minor fastidio possibile, affinchè dopo il mio passaggio tutto rimanga imperturbato come lo era prima. Per. intanto mi godo questa meraviglia e il privilegio mio di viverla questa mattina. Poi ad un tratto l’occhio viene attratto da qualcosa nel Canale. Qualcosa che galleggia. Qualcosa colorato. Guardo meglio: sono due sacchetti di immondizia. Due residui di inciviltà gettati nel Paradiso. Gettati da chissà chi e chissà quando, ma trasportati fin l. dalla corrente. E che ora stanno l., con la loro plastica e il loro contenuto pronto a rimanere l. chissà fin quando. E’ strano. In questa stessa mattinata si sono aperte le urne per il cosiddetto referendum sulle trivelle. Non che trivellare i nostri mari sia una bella cosa ma di fronte a quei due sacchetti dell’immondizia che galleggiano nel canale non posso fare a meno di pensare che altri potrebbero essere i modi per fare del bene al nostro ambiente. Innanzitutto iniziando a capire che noi siamo “parte” del mondo in cui viviamo, e non “padroni”. E che in quanto parte ogni cosa che facciamo in qualche modo ci tornerà indietro. Cosa possiamo fare in concreto per non distruggere il pianeta in cui viviamo? La risposta semplicistica sarebbe ridurre sostanzialmente i consumi di materiali e modificare i comportamenti inquinanti. Ma oltre a ci., la risposta sta anche nella popolazione. Lo stress sulle risorse del Pianeta è in buona parte dovuto all’aumento della popolazione. La Banca mondale stima che oggi la classe media (quella che guadagna da 10 a 100 dollari al giorno) nel mondo sia composta da 1,8 miliardi di persone. Tra vent’anni sarà composta da 4,8 miliardi: tre miliardi di persone in più che legittimamente aspirano ad avere consumi come i nostri. I due aspetti sono quindi indissolubilmente legati. E allora, dato che non si pu. fermare l’aspirazione di molti a condizioni di vita migliori e dato che non si possono fermare le nascite, veniamo al tema caldo di questi giorni: sostituire fonti di energia fossili, le principali responsabili dei mali del mondo, con fonti di energia rinnovabili. Sicuramente pu. esser fatto molto di più: i Paesi più sviluppati temono aumenti di costo delle loro produzioni e conseguente perdita di competitività. I Paesi che hanno bisogno di crescere si chiedono perché dovrebbero accettare limitazioni che i più ricchi hanno evitato di applicare. Fin qui il quadro sembra disastroso. Ma in realtà abbiamo uno strumento incredibilmente efficace in mano per cercare di cambiare un po’ le cose: il nostro senso civico. Gettare un sacchetto dell’immondizia in Padule non è senso civico. Andare a fare una passeggiata con i nostri figli facendogli ascoltare il richiamo degli aironi lo è. Fare autobus piene di gente che vanno a manifestare fermandosi poi a mangiare nel primo fastfood che trovano per strada non è senso civico. Restare in silenzio sdraiati su un prato imparando ad apprezzare il cielo azzurro su di noi lo è. Perché magari il prossimo inverno decideremo di abbassare la temperatura di casa di 1°C perché quel cielo rimanga un po’ più azzurro come lo abbiamo visto quel giorno sdraiati sull’erba….

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