I soccorsi e la solidarietà post-terremoto

solidarietaQuesto mese cambiamo un po’ la tradizione che vuole questa pagina dedicata ad una perso­na: questo mese vogliamo parlare di tante persone, che con la loro fatica, il loro coraggio e la loro forza di volon­tà hanno portato aiuto ad altre per­sone, altrettanto forti e determina­te a ripartire dopo un disastro come quello del terremoto di questo ago­sto. Un sisma che ha distrutto Accu­muli, Amatrice ed Arquata del Tron­to, uccidendo 299 persone. Qualcuno di nostra conoscenza, l’ex sindaco di Buggiano Daniele Bettarini, si è tro­vato, come lui stesso ci racconta, nel­le zone colpite subito dopo il sisma. E ha testimoniato come in Italia la soli­darietà, quando c’è da rimboccarsi le maniche e dare il primo aiuto a chi è in difficoltà, sia un sentimento anco­ra vivo e forte.

«La mattina del 24 agosto – ci raccon­ta – ho viaggiato insieme alla colon­na della Protezione Civile Toscana, partita poche ore dopo il sisma dal­la centrale di Novoli. Circa 70 mez­zi con a bordo 120 persone. Siamo arrivati la sera dopo un lungo viag­gio, le strade erano disastrate. C’era un gran caos di mezzi, ma l’organiz­zazione della Protezione Civile è sta­ta impeccabile: c’era chi dava ordini per poter dislocare i mezzi e i soccor­si laddove ce n’era bisogno. Era buio e faceva un gran freddo. La distruzione non si vedeva granchè. Sono rimasto colpito soprattutto dal gran viavai di soccorritori, vigili del fuoco, camion, ruspe, ambulanze. Dopo un po’, da­to che ero solo un accompagnato­re e non disponevo dell’attrezzatura adeguata per rimanere, sono rientra­to in Toscana. Ma sarei ritornato poco dopo, insieme ad alcuni amici». Do­po una decina di giorni Daniele sarà di nuovo in quei luoghi. «Dopo il ter­remoto – ricorda – è partita una ga­ra di solidarietà da tutta Italia che ha portato, nei luoghi terremotati, beni di prima necessità. Anche troppi, tan­to da non sapere più dove mettere le cose. Con alcuni amici, però, aveva­mo pensato di portare a quella gente qualcosa di utile, considerando l’alti­tudine e il freddo delle zone: piumini. Da un’idea di Riccardo e Silvano del­la ditta Cinelli, io, insieme al presiden­te della Pubblica Assistenza di Bug­giano Bruni Brunero e due volontari, abbiamo portato nelle tendopoli vi­cino ad Amatrice alcuni piumini e cu­scini nuovi, insieme a cappelli di la­na prodotti da un donatore anonimo borghigiano. Questa volta siamo arri­vati di giorno, ed abbiamo visto la ve­ra desolazione. Le case, anche quelle che apparentemente erano ok, in re­altà presentavano crepe spaventose. Altre erano letteralmente sbriciolate. Gli sfollati erano radunati nelle tendo­poli posizionate su campi resi fango­si dagli acquazzoni. Uno scenario an­gosciante, ma le persone che hanno perso tutte non si disperavano: era­no silenziose e cupe, determinate pe­rò a ripartire da zero senza perdersi d’animo».

«In alcuni tendopoli di sfollati – ricor­da ancora Daniele Bettarini – c’erano alcuni esempi di ritorno alla normali­tà: chi offriva tagli di capelli gratuiti, chi organizzava punti-caffè e tornei di carte, chi guidava un pulmino adibi­to a biblioteca. Nessuno stava con le mani in mano». E dalla Valdinievole, a parte lei, chi c’era? «C’erano auto­mezzi da Montecatini, di Buggiano… ma in quei casi il campanilismo non esisteva più.

Non c’era più distinzione tra chi fa­ceva cosa e chi no, tutti i soccorri­tori erano impegnati a dare confor­to a chi era in difficoltà, a mettere in sicurezze aree distrutte, a ripristina­re strade, ponti. In Italia per far vede­re di che pasta siamo fatti servono le disgrazie. Sarebbe una gran cosa se un po’ di questo spirito costruttivo ri­uscissimo ad averlo anche a condizio­ni normali».

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