Che io possa vincere, ma se non riuscissi che io possa tentare con tutte le mie forze

Ho avuta la fortuna di poter partecipare attivamente a due tappe della Torch Run, evento che precede le Special Olympics, i giochi olimpici per ragazzi con disabilità mentale, che si svolgeranno a Montecatini dal 5 al 10 giugno. Ho vissuto un’esperienza che difficilmente potrò dimenticare perché si sono unite una serie di emozioni, di natura diversa, che fanno riflettere sulla nostra esistenza. La prima riflessione è che tu sei lì per correre con degli amici accomunati dalla stessa passione che in questo caso diventa anche utile perché rappresenta un messaggio importante, è il veicolo di un messaggio di amore, amore verso chi è più sfortunato di noi, verso chi dalla vita non ha avuto sorrisi, e che non è giusto sia escluso, non è giusto resti fuori dalla possibilità di provare delle emozioni perché abbiamo tutti un bisogno infinito di emozioni, abbiamo tutti un bisogno infinito di amore, TUTTI! E in questo caso, paradossalmente, questi ragazzi hanno dato a noi amore, ci hanno scosso, ci hanno guardato negli occhi e ci hanno detto di buttare via i Garmin, perché non abbiamo bisogno di guardare quanto veloce corriamo, non c’è bisogno di arrabbiarci se non andiamo a 4 al km, non c’è bisogno di trascurare la famiglia per una passione, neanche da prendere in considerazione, poi, la possibilità di fare qualcosa per andare più forte delle nostre reali possibilità, bisogna dare il massimo in una competizione è vero, cercando di lottare appunto… con tutte le mie forze. Il giuramento delle Special Olympcs, infatti, è “Che io possa vincere, ma se non riuscissi che io possa tentare con tutte le mie forze”, senza diventare schiavo di un orologio, di un tempo, di un allenamento. Un altro messaggio che questo evento ha lasciato è la grandezza dello sport e questa grandezza si è vista soprattutto in una città come Pescia, città con un grande passato sportivo, con uno stadio che ha dato i natali a un grande dell’atletica leggera Alessandro Lambruschini, che ha riposto alla nostra chiamata e da Modena è partito per entrare in quello stadio da dove tutta la sua bella storia sportiva è nata. In quello stadio il 22 maggio alla tappa della Torch Run Collodi – Pescia ad aspettare Alessandro Lambruschini con la Torcia Olimpica in mano e una ventina di runner c’erano 500 ragazzi, lo stadio era pieno e la mia speranza è che sia arrivato loro il grande messaggio di amore, che abbiano compreso la loro grande fortuna, di avere la salute necessaria per poter fare sport e che lo sport è per tutti perché è integrazione, amicizia, sacrificio, e solo lottando con tutte le nostre forze ci possiamo riuscire. La gioia di correre per le nostre strade, accompagnando e portando la torcia olimpica, è grande perché come tutte le fiamme illuminano la strada per non sbagliarla, riscaldano il cuore e ancora una volta ho capito che lo sport vince, vince sempre.

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