Gino “Fuso” Carmignani detto “Il Baffo”

Provare a “imbrigliare” in uno schema domanda – risposta una conversazione con Gino Fuso Carmignani è inutile… ma il bello è proprio questo: le parole, i ricordi, gli aneddoti del “Baffo” (così lo conoscono tutti) arrivano ad un ritmo incalzante, vulcanico. E’ così che, su un tavolo del suo storico agriturismo “Da Baffo” a Montecarlo, tra i i vigneti che lui stesso cura, scorrono storie di vita, di “fancazzismo” (come lo definisce lui stesso), di musica e soprattutto di vino.

«Sono un montecarlese doc – racconta mentre versa nei bicchiere una bollicina – che a metà anni ‘70, dopo essere tornato dall’anno di naja, ha scoperto la magia del vino. Mio padre era contadino e già lo produceva. Decisi di continuare quella tradizione di famiglia, in modo tutto mio». Fu così che nel 1980 “Fuso” divenne sommellier Ais, dopo aver creato il primo vino in barriques dell’Alta Toscana. «Fu il primo vino di tanti altri negli anni, ma quella fu anche una piccola rivoluzione. Lo chiamai “For Duke”, in onore del grande direttore d’orchestra jazz Duke Ellington». Si, perchè una delle grandi passioni di Gino è la musica. Lui stesso confessa di avere una bella collezione di album.

«Il mio preferito? Bob Dylan, senza dubbio!». L’amore per la musica lo ha sempre accompagnato negli anni, portandolo a partecipare anche a tanti eventi di musica dal vivo, in un percorso creativo che si è tradotto in grandi vini. «Mi sento come un musicista che ogni anno vuol rimettersi in gioco e creare qualcosa di innovativo – racconta –. Il vino è cultura e sapienza, non si può improvvisare. La mia è una microproduzione, punto tutto sulla qualità». Proprio da questa riflessione nasce un nuovo spunto: «In questo periodo spopolano i programmi televisivi dedicati alla cucina, alle ricette – dice – ma non hanno nulla a che fare con il vino. Quello non si improvvisa, non si può copiare». Nel 1985 il “Fuso” aprì l’enoteca “Il Gusto” a Lucca, mentre l’anno dopo collabora alla diffusione della cultura “Slow Food” in tutta la Toscana. Una divulgazione che arriverà presto anche sul piccolo schermo: Baffo, prima di tutti, capì che il vino poteva “funzionare” anche in tv.

«Ora sembra scontato, ma i tempi non lo faceva nessuno – ricorda –. In origine c’era la trasmissione “Cibodivino” a cui seguì un programma che ha fatto la storia: si chiamava “Camminare le vigne”, ormai è diventato un cult. In quella trasmissione ho ospitato tutti coloro che diventeranno le figure più importanti della cultura enogastronomica italiana, come Luigi Veronelli, Carlo Petrini, Daniele Cernilli e Stefano Bonilli, tanto per citarne alcuni. Più avanti ho lavorato in altre trasmissioni, che sono state trasmesse anche dalla Rai». Un’esperienza che, più avanti, gli è valsa la presidenza del “Consorzio Vini di Montecarlo DOC” e quella dei vini dell’Alta Toscana “L’urlo del vino”.

I suoi vini sono un piccolo “must” nella lucchesia e non solo. Ogni anno ne esce uno nuovo, con nomi… poco ortodossi. Sono così stati prodotti il “MERLO della TOPANERA”, il “Credevo Peggio”, il “Niente”. Etichette che rispecchiano perfettamente la fantasia e l’ironia dissacrante di Gino. «Quest’anno però sarà una vendemmia precocissima, forse la più precoce di sempre – annuncia –: inizieremo a cogliere l’uva già a metà agosto».

Per chi volesse andare a trovare Gino basterà fare un salto nel suo agriturismo “Da Baffo”, in via della Tinaia 6. «Da quando è nato questo posto, 37 anni fa – racconta – propongo sempre lo stesso, squisito, menu. Qui da me si può mangiare la vera cucina povera toscana, in tutta la sua genuina originalità». Una sola raccomandazione: non chiedetegli il caffè. «Qui da me niente caffè. A una certa ora voglio chiudere il locale ed uscire a farmi un giro… non posso aspettare che tutti abbiano bevuto il caffè!».

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