Il folk rock profumato d’Irlanda dei Paquito Pelota

giu16_paquito«Siamo l’orologio fermo che ha ragione 2 volte al giorno…». Inizia con questa battuta l’intervista ai Paquito Pelota, giovane gruppo valdinievolino con all’attivo un centinaio di concerti in Toscana dal 2007. Il loro genere? Folk rock “cantautorale”, contaminato con altri generi, dal reggae al progressive. «Abbiamo iniziato nel 2007, portando avanti il nostro folk rock sullo stile non lontano dai Modena City Ramblers o dai Mumford & Sons. Ai tempi quella musica era piuttosto di nicchia, ma dieci anni dopo i gusti musicali delle persone sono cambiate e adesso… suoniamo un genere conosciuto praticamente da tutti! Però, a dire il vero, adesso che il nostro genere è diventato più “alla portata” ci viene sempre più voglia di cambiare…». Chi siete, ragazzi? Il frontman prende la parola: «Federico Sensi, ovverosia io, chitarra e voce. Francesco Sodini alla chitarra elettrica, Luca Moroni al basso elettrico, Irene Micheli al flauto traverso e ai cori, Leonardo Lupori alla batteria e il polistrumentista Marco Benigni. Siamo un bell’ensamble!». A chi vi ispirate? «Difficile da dire. Un po’ Modena City Ramblers, un po’ De Andrè, ci sentiamo figli di tutto il filone “cantautorale italiano”, anche se spesso ci divertiamo ad inserire dei virtuosismi musicali per far contenti noi e gli appassionati di musica che ci ascoltano. Ma non ti abbiamo detto tutto di noi…». Cioè? «Gli stessi componenti dei Paquito Pelota, più la nostra violinista Elena Gori, formano i “How Now Brown Cow”: sono, anzi, siamo un gruppo di musica tradizionale irlandese. E in tal caso la nostra ispirazione arriva tutta da quella bellissima terra verdeggiante». E i due gruppi convivono insieme senza problemi? «Esattamente, anzi, a volte portiamo sul palco le canzoni dei due gruppi. E’ una commistione di generi interessante, che si influenza a vicenda… ». Avete un sito internet? «Abbiamo una pagina Facebook, una per ogni gruppo basta cercare il nome Paquito Pelota e How Now Brown Cow. Li trovate tutti i nostri prossimi concerti, fotografie e molto altro…». La vostra performance migliore? E quella peggiore? «Le migliori sono tali quando la gente balla sotto il palco. Abbiamo ritmo, se la gente balla significa che abbiamo fatto colpo. La peggiore, invece, è quando gli spettatori… ci chiedono pezzi lisci per ballare i lenti. O diciamo di no oppure diciamo di si e facciamo del liscio “ironico”. Ma loro non capiscono e ballano il liscio come niente fosse!». Vi regalo la macchina del tempo: che concerto vorreste rivedere? «I concerti che De Andrè e la PFM hanno fatto insieme a metà anni 70’. Fu un periodo di musica sopraffina quello». Progetti per il futuro? «Scrivere la nostra musica, suonarla e farlo di gusto. Sul palco sostanzialmente suoniamo e ci divertiamo. Il pubblico se ne accorge, c’è sintonia sul palco e durante i concerti capita di doversi fermare perchè ridiamo troppo! Quest’estate saremo in giro a fare i nostri concerti, le date le pubblicheremo sulle pagine Facebook di volta in volta. Stiamo anche registrando alcuni pezzi in sala prove, ma al momento non abbiamo in programma di pubblicare nessun album o raccolta: li registriamo per noi, o al massimo per regalarli a chi ci vuole ascoltare!».

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