Insegnare ai giovani a conoscersi per incontrare Dio

A volte il caso e la curiosità ti portano a conoscenza di progetti che ti aprono il cuore. Il 9 di agosto scendendo dal la Garfagnana, nei pressi di Borgo a Mozzano, incontro centinaia di giovanissimi in cammino lungo la strada, sorpreso e incuriosito mi accosto e mi informo, scoprendo che questi giovani vengono da Lomellara, un paese della provincia di Reggio Emilia, e stanno percorrendo la Via Matildica del Volto Santo, che è un antico cammino di pellegrinaggio e di commercio di circa 200 km, che collega la città di Mantova a Lucca, passando per Reggio Emilia, attraverso la Lombardia, l’Emilia-Romagna e la Toscana, toccando suggestivi borghi, antichi e strategici castelli nelle terre di Matilde, in una varietà culturale e ricchezza naturalistica unica.

Ormai da 8 giorni percorrono circa 20/25 km al giorno con dislivelli anche interessanti, dormono presso palestre, conventi, parrocchie, si organizzano alla meglio, sono assistiti per quanto riguarda l’approvvigionamento da una cucina campo del CAI Lomellara. Ogni mattina sveglia alle 4,30 e alle 5 /5,30 si parte. Quello che io noto nei volti di questi giovani dopo 8 giorni di cammino non è stanchezza ma una grande gioia, quella che Don Giordano Goccini, il giovane parroco di Lomellara, ha cercato di fargli conoscere e credo ci sia riuscito davvero, fosse solo per il fatto di essere stato capace di coinvolgerli.

Ho fatto 1km chiacchierando con lui assieme a questi giovani e ho respirato delle belle sensazioni; alla domanda di come avesse fatto a coinvolgere degli adolescenti in questa impresa lui ha risposto con tutta semplicità, guardandomi con i sui occhi azzurrissimi, la barba incolta, un grande bastone in mano come il pastore di un grande gregge: “Se li portavo a Rimini non scoprivano nulla di nuovo, in questo cammino stanno scoprendo un esperienza esistenziale dall’enorme forza simbolica.

La fatica, la sfida il superamento delle difficoltà, la necessità di avere una guida di riferimento per non smarrirsi, in questa società cosi difficile, dove il più forte deve imparare dal più debole”. Il 10 agosto sono entrati in Lucca e dalle foto si vedono questi grandi sorrisi, i loro salti di felicità intonando canti e battendo ritmicamente le mani, contagiando tutti. Questo ingresso trionfale è meritato e giusto. Il percorso è stato lungo (222,2 km complessivi) e faticoso (per dislivello in positivo e negativo) ma i giovani pellegrini ci sono riusciti ed anche molto bene. In Duomo Don giordano ha detto: “Quante cose di voi sono morte in questi giorni? A quante richieste non avete avuto risposta? – chiede loro Don Giordano nel corso della Santa Messa celebrata in Duomo – e quante cose nuove avete trovato e a quante nuove domande avete dato risposte? Anche se ha dell’incredibile bisogna morire per tornare a vivere, per fare nascere quello che davvero ognuno è.” In un intervento nella puntata di “A Sua Immagine” dedicata all’incontro tra Papa Francesco e i giovani al Circo Massimo, a Roma Don Giordano dice: “Questi giovani sono senza battaglia , quindi perdono facilmente l’ardore della loro giovinezza, perché non c’è nessuna battaglia in cui noi adulti li ingaggiamo.

Credo che dobbiamo imparare a sfidare questa generazione e anche imparare a fidarci”. Secondo il sacerdote, i giovani hanno bisogno di “guide che traccino itinerari”. “I nostri nonni sapevano come si stava al mondo. Avevano libretti d’istruzione molto efficaci. Oggi tutto è cambiato, tutto è più complesso. Servono delle guide che riescano a tracciare cammini, ma che non si sostituiscano ai giovani”. Grazie Don Giordano.

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