La fine del mondo in una stele rinvenuta in Turchia

La fine del mondo? C’è già stata, ben 13.000 anni fa: un vero e pro­prio evento devastante, causato da uno sciame di comete che ha colpi­to la Terra, modificando l’inclinazione dell’asse di rotazione del pianeta, pro­vocando l’estinzione di intere civiltà e specie animali e dando origine ad una glaciazione durata mille anni.

È quanto “narrato” da un’antica stele rinvenuta nel 1995 nel sito archeo­logico di Gobekli Tepe, nel Sud della Turchia, ma solo recentemente de­cifrata da un gruppo di ricercatori dell’Università di Edimburgo: il pre­zioso manufatto presenta infatti la de­scrizione di un cataclisma devastante, causa dell’estizione di animali di gran­di dimensioni e la perdita di molte vi­te umane appartenenti ad una civiltà evoluta. Il reperto, noto come “la stele dell’avvoltoio”, presenta una serie di bassorilievi che, con simbolismi ani­mali, riproduce una serie di costella­zioni e ne indica la posizione nel cielo. Ricostruendo al computer la posizio­ne di queste costellazioni, il gruppo di ricercatori scozzesi, guidati da due studiosi della facoltà di ingegneria dell’Università di Edimbugo, Martins Sweatman e Dimitrios Tsikritsis, ha stabilito con certezza che le stelle de­scritte si trovavano in quella posizione esattamente nel 10.950 a.C.

Alcuni bassorilievi, inoltre, riproduco­no la caduta di uno sciame di comete e un uomo senza testa, simbolo delle numerose vite umane perse. Partico­larmente significativo è anche il sito in cui sono stati rinvenuti i bassori­lievi: Gobekli Tepe è infatti il tempio più antico dell’umanità e, secondo gli studiosi, in epoca preistorica era un sito dedicato agli studi astronomici e all’osservazione delle comete e dei meteoriti. L’impatto dello sciame di corpi celesti sulla Terra ne modificò improssivamente l’asse di rotazione, innescando un’era glaciale di un mi­gliaio di anni, il cosiddetto Dryas re­cente o “Grande Congelamento”: il brusco crollo delle temperature avreb­be catalizzato l’estinzione di diverse specie come quella del mammut lano­so in Siberia e forse anche quella delle popolazioni del Nord America legate alla cultura Clovis. Le prove scientifi­che del disastro di origine astronomi­ca sarebbero in un aumento di iridio individuato in un carotaggio effet­tuato in Groenlandia, con un picco relativo proprio al periodo oggetto di studio. Si tratta infatti di un composto raro sulla Terra, ma abbondante negli asteroidi e nelle comete.

Molte sono le sfide che presenta una tale scoperta, e ancora di più gli in­terrogativi che solleva: se l’asse della Terra si è davvero spostato a causa di quella catastrofe, forse l’Antartide era all’epoca libera da ghiacci e nasconde segreti che non tarderemo a scopri­re, vista la progressione del riscalda­mento globale? E ancora: se il sito di Gobekli Tepe era dedicato all’osserva­zione astronomica, i popoli preistorici vantavano allora conoscenze avanzate degne di civiltà evolute?

Non sappiamo quanto ancora ci vorrà per dare una risposta a questi interro­gativi. Quel che è certo è il fascino che queste scoperte hanno su ognuno di noi grazie al rinvenimento di preziosi manufatti che ancora oggi la storia ci regala.

Joselia Pisano

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