La Toscana che non ti aspetti

mag16_toscanaTerre di Toscana: dolci colline, borghi antichi e città d’arte, coste frastagliate e isole selvagge. È sicuramente questa la cartolina che dipinge la nostra regione come una delle destinazioni più affascinanti del mondo. In Toscana, per., non c’è solo la Torre di Pisa o la Cupola del Brunelleschi, la Val d’Orcia o il Parco della Maremma. La Toscana è anche montagna, foresta; è la roccia viva delle Alpi Apuane, i boschi del Casentino e il dolce profilo dell’Appennino Tosco-emiliano. Ed è proprio in questi territori autentici e spesso – ahimè – poco considerati dal turismo “di massa” che si pu. riscoprire la gioia del contatto diretto con la natura facendo escursioni a piedi, in bici o a cavallo. Nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, ad esempio, ci sono percorsi per tutti i gusti: grandi e piccini, escursionisti alle prime armi e trekker esperti. Tutto il territorio del Parco – che si trova a cavallo tra Toscana ed Emilia Romagna – è percorso da una lunga rete di sentieri e mulattiere che seguono il profilo delle montagne. Un po’ di numeri: il parco offre una lunga rete sentieristica di oltre 600 chilometri, 20 itinerari per gli amanti della mountain bike e 9 “sentieri natura”, una serie di percorsi autoguidati dove gli aspiranti escursionisti possono imparare a conoscere e osservare in maniera consapevole il territorio.

L’itinerario Camaldoli: monaci e boschi Il Parco delle Foreste Casentinesi, il cui territorio è per l’80% ricoperto da fitti boschi, è uno dei sistemi forestali più pregiati e antichi d’Europa. La sua ricchissima vegetazione, che rappresenta la più grande ricchezza del territorio, è l’habitat ideale per molte specie animali. Cervi, daini, caprioli, volpi, cinghiali, gatti selvatici e lupi scorrazzano amabilmente sui fianchi delle montagne. Nell’area del parco è inoltre presente la più grande comunità di lupi dell’Appennino settentrionale con circa una cinquantina di esemplari. Grazie alla sua collocazione lontana dai grandi centri e in una natura rigogliosa, il territorio del Parco fu scelto come luogo ideale da San Romualdo per fondare una comunità religiosa eremitica. Fu cos. che nacque uno dei luoghi più suggestivi del Parco: l’eremo di Camaldoli. Questo complesso oggi ospita la congregazione benedettina dei Camaldolesi, i quali vivono a stretto contatto con la natura nell’omonimo monastero. Di fronte alla chiesa si pu. anche passeggiare tra le antiche celle che un tempo erano la dimora degli eremiti. L’unica visitabile oggi è proprio quella del santo fondatore dell’eremo, Romualdo. Quale luogo migliore per godersi le bellezze del Parco, se non da uno dei suoi luoghi simbolo? Dall’eremo di Camaldoli si sviluppa una passeggiata per tutti, poco impegnativa ma al contempo ricca di stimoli per vivere al meglio l’atmosfera “mistica” del luogo. All’inizio del sentiero un pannello riassume le varie forme di vita vegetali che è possibile incontrare lungo il percorso, descrivendone le caratteristiche principali. Presso il monastero è poi possibile acquistare un piccolo libro guida (2 euro) per approfondire il riconoscimento e gli elementi salienti delle varie specie botaniche presenti, dai piccoli muschi e licheni ai grandi castagni, passando per i faggi, gli abeti e le querce. Per raggiungere il Parco: Autostrada A1 verso Roma, uscita di Arezzo. Da Arezzo Strada regionale 71 fino a Badia Prataglia e infine Strada provinciale 124 per Camaldoli.

Il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-emiliano: la Pietra di Bismantova. Un lungo salto nella parte diametralmente opposta della regione, ci porta invece in un altro parco nazionale dal forte valore naturalistico. A cavallo tra le province di Lucca, Massa Carrara, Parma e Reggio Emilia, il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-emiliano è un altro dei luoghi ideali per passare un weekend di relax, lontano dalle spiagge affollate o dalla canicola estiva. Il Parco si sviluppa lungo il confine tra le due regioni, in un’area racchiusa dalle Alpi Apuane da un lato e dall’Appennino Reggiano dall’altro. Tra fitti boschi e antichi borghi, il Parco è senza dubbio una delle maggiori attrattive della Toscana nord-orientale. In inverno gli amanti della neve non rimarranno delusi: le proposte sono molteplici sia per quanto riguarda lo sci alpino che quello nordico. Se invece voleste ripercorrere i sentieri del Parco coperti dal candido manto, basta armarsi di ciaspole, buona volontà ed eccoci immersi in uno scenario da favola, quasi alpino. Ma è nel periodo primaverile che l’Appennino Tosco-emiliano mostra il meglio di sé, in un’esplosione di colori accesi e profumi intensi. Uno dei luoghi senza dubbio più spettacolari nei pressi del Parco si trova sul versante emiliano ed ha un nome bizzarro e dalla storia particolare: la Pietra di Bismantova. Come spesso accade in questi casi, non si sa con certezza il significato del suo nome: alcuni etimologi sostengono che derivi dalla lingua etrusca, dove “Man” significava pietra scolpita e “Tae” altare per i sacrifici. Questa versione si rifarebbe alla forma del colosso di pietra e alla sacralità che la montagna ricopriva per gli abitanti dell’epoca. Altri invece ritengono che il nome abbia origine celtica, riconducibile alla raccolta notturna di vischio tra i ricchi querceti della zona. Vismentua, da Vis (vischio) e Men (luna). Persino il Sommo Dante rimase colpito dalla sua forma mastodontica, tanto da ispirarsi alla Pietra – secondo alcuni commentatori – per rappresentare la montagna del Purgatorio nella Divina Commedia. In realtà basta un rapido colpo d’occhio per capire ci. di cui Dante parlava: la sua caratteristica forma austera ed imponente si scorge distintamente dalle montagne circostanti, e non pu. non colpire anche gli osservatori meno attenti. L’Itinerario: per salire in cima alla Pietra si pu. percorrere un bel sentiero di 3,7 chilometri partendo da Castelnuovo ne’ Monti (RE). L’itinerario segnalato passa attraverso la ricca vegetazione della zona tra ruscelli e boschi di querce, toccando l’antica chiesa di Ginepreto e la valle dei Gessi Triassici, un bellissimo canalone caratterizzato da formazioni rocciose spettacolari, modellate nei secoli dall’erosione. Per arrivare in cima al monte bisogna seguire le indi cazioni per il “sentiero Spallanzani” – un lungo percorso che porta dal comune di Scandiano a San Pellegrino in Alpe – che porta proprio in vetta alla Pietra. Per chi invece volesse godersi le forme della Pietra senza salire in cima, è disponibile un sentiero ad anello della lunghezza di 4 chilometri circa (2 ore di percorrenza) raggiungibile comodamente dal comune di Castelnuovo ne’ Monti. Seguendo i cartelli che portano alla Pietra, si parcheggia l’auto in un’area dedicata, dopodiché è sufficiente seguire i pannelli e i segnali del CAI – Club Alpino Italiano che indicano la direzione del sentiero. Anche le buone forchette non rimarranno deluse: a Castelnuovo e nei borghi circostanti, sono numerosi i punti di ristoro dove fermarsi a gustare i piatti tipici. Oltre ai tortelli di zucca e ai tortelli verdi, vera punta di diamante della cucina locale, non si possono non assaggiare i protagonisti dello “street food” reggiano: l’erbazzone e lo gnocco fritto. L’erbazzone è una sorta di gustosa torta salata condita con erbette, uova, aglio e abbondante parmigiano reggiano. Fritta o al forno, è l’ideale per uno spuntino. Lo gnocco fritto è invece un impasto di farina fritta nello strutto e accompagnato con i salumi tipici della zona: prosciutto crudo, mortadella o pancetta. Per arrivare alla Pietra di Bismantova dalle province di Pistoia e Lucca si consiglia l’autostrada A11 Firenze-Mare, poi la A12 fino a S.Stefano Magra e in seguito A15 della Cisa fino ad Aulla. Da Aulla seguire la strada statale 63 del Valico del Cerreto fino a Castelnuovo ne’ Monti. Un altro percorso per giungere a Castelnuovo – più lungo ma decisamente più scenografico – è quello che passa da Castelnuovo in Garfagnana, Piazza al Serchio e Ligonchio, interamente su strade provinciali.

Il manuale del buon escursionista: Istruzioni per l’uso La bella stagione è ormai scoppiata e le fredde e corte giornate invernali hanno lasciato spazio ai colori e ai profumi della primavera. Con l’arrivo delle belle giornate aumenta il numero di persone che sceglie di passare qualche ora nella natura, lontano dal caos cittadino. Anche in montagna e nei boschi, per., ci vuole qualche accorgimento semplice ed efficace per vivere al meglio le proprie passeggiate.

Il decalogo del buon trekker: Un buon abbigliamento: capi comodi e traspiranti, vestirsi a strati e prediligere i capi idrofughi (che permettono cioè l’evaporazione del sudore dalla pelle verso l’esterno). Evitare di riempire troppo il proprio zaino: appesantirsi vuol dire faticare il doppio. Non dimenticare mai il kit di primo soccorso e – d’estate – la crema solare. Un’alimentazione equilibrata e abbondanti riserve d’acqua: colazione ricca e varia e panini per pranzo. Le abbuffate non aiutano di certo sui lunghi percorsi… Non uscire dai sentieri battuti: le scorciatoie spesso possono portare fuori strada facendo perdere di vista il sentiero principale. Non farsi sorprendere dal buio: calcolate sempre bene i tempi per salire in montagna ma anche quelli per scendere! Nei boschi non ci sono i lampioni come in città! Controllare bene il meteo prima di partire: se sono previsti temporali pomeridiani, evitate di inoltrarvi nei boschi e non riparatevi sotto gli alberi più alti in caso di fulmini ed acquazzoni. Scegliere sempre le scarpe adatte: evitate suole lisce, stivali o scarpe con il tacco. Il comfort durante la camminata è fondamentale per le escursioni e le esperienze outdoor. Non lasciate immondizia e cura il tuo passaggio: chi passa dopo di voi apprezzerà meglio un luogo se privo di sporcizia. Godetevi il paesaggio, aprite gli occhi e non dimenticate di raccontare le esperienze agli amici, al vostro ritorno. È la prima mossa per non dimenticarsi il viaggio e condividere le sue gioie con gli altri.

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