L’effetto Trump si abbatte su Gerusalemme

MONDO – Con la stessa attenzione che par mettere nello scrivere uno dei suoi soliti tweet, uno dei tanti, Donald Trump all’inizio di dicembre ha preso una decisione senza precedenti: nei fatti, spostare l’ambasciata degli Stati Uniti in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme, in pratica riconoscendo alla città santa per tre religioni lo status di capitale dello Stato di Israele. Come se fosse un tweet, uno dei suoi tanti slogan, Trump ha smantellato con un solo colpo un complesso, delicatissimo sistema di pesi e contrappesi che stava alla base delle poche, flebili, remote speranze di pace per il Medio oriente, scatendando polemiche provenienti da tutte le principali cancellerie del mondo. Non solo: la posizione dell’America si è di fatto diametralmente spostata su uno scacchiere tra i più complessi e delicati del mondo. Conseguendo, nell’immediato, solo un risultato: mettere tutti d’accordo contro di lui.

Di cosa stiamo parlando – Praticamente, Trump si è messo da solo in una posizione molto complessa. Gli Stati Uniti si sono sempre presentati come giudici e garanti nel faticosissimo processo di pace israelo-palestinese. Un ruolo di potenza super partes e contemporaneamente primo alleato militare ed economico di Israele tenuto in piedi dall’autorevolezza della politica estera americana, sempre impegnata in un cerchiobottismo concentrico: un colpo al cerchio (alleati di Israele); e uno alla botte (garanti che, prima o poi, una soluzione sarebbe stata trovata per il bene di tutti). Processo di pace israelopalestinese che si è sempre arenato, negli ultimi decenni, proprio su un punto: che ruolo dare a Gerusalemme? Quella città unica al mondo è la città santa delle tre religioni monoteiste, ed è soprattutto acclamata come propria Capitale dai cuori e dalle menti sia degli uni – gli israeliani, e il loro “muro del pianto” – che degli altri – i palestinesi.

Perché? – La prima domanda che viene è: “Perché fare una cosa del genere?”. In effetti, vista sul piano delle conseguenze immediate, la decisione di Trump è semplicemente, completamente illogica. A favore della decisione si sono schierati, ovviamente, solo i leader di Israele, vivificati da un assist così enorme. Quasi troppo enorme, in termini politici. Mentre, il resto del mondo si è quanto meno allarmato, se non agitato, fino ad essersi arrabbiato. Il mondo arabo, di solito litigioso e diviso su tutto, si è ricompattato. Tra l’altro dando nuova forza e nuova luce a due leader non proprio allineati e coperti sotto le insegne americane: da una parte Erdoğan, dall’altra Putin, i due uomini forti che hanno subito fatto a gara nel mettere il cappello sull’indignazione mondiale e, soprattutto, in zona.

E allora, torna la domanda: “Perché?” Solito effetto Trump? – Molti dei commentatori si sono posizionati su una posizione riassumibile più o meno in: “Tranquilli, è solo una Trumpata”. Ovvero, un effetto a sorpresa, un annuncio senza logica e sconvolgente, uno di quelli che Trump usa di solito per spostare l’attenzione, parlar d’altro e non parlare di quello che lo riguarda più da vicino (politica interna, Russiagate, scandali vari), lasciando nei fatti tutto inalterato. Ovvero: ne ha sparata una delle sue… Ma siamo sicuri? E, soprattutto: per quanto ancora il Mondo reggerà sotto i colpi delle Trumpate?

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