Quando l’impegno e l’allenamento vanno oltre la disabilità

paralimpiadiUn’auto da corsa spezzata in due in mezzo alla pista del Lausitzring, in Germania. Le gambe sbriciolate dall’impatto. La morte che si affaccia, allunga le mani sul pilota per portarselo via per sempre. E invece no. Quel giorno era il 15 settembre 2001 ed Alex Zanardi venne letteralmente strappato alla morte dai medici. L’incidente gli aveva portato via le gambe ma nient’altro: dopo nemmeno 3 mesi Alex era di nuovo capace di alzarsi autonomamente dalla sua carrozzina e poco dopo di riavvicinarsi alle corse agonistiche. ≪Se avro un altro incidente e mi rompo le gambe – disse – questa volta bastera soltanto una chiave a brugola per rimettermi in piedi≫. La voglia di competere e di mettersi alla prova ha portato Alex fino Paralimpiadi, dove ha gia partecipato, e vinto, tre volte. A di Rio 2016 Alex ha ottenuto due medaglie d’oro e un argento. Ma come lui, sono in tante le persone – ancora prima degli atleti – che, come la Fenice, risorgono dalle loro ceneri e non si arrendano al destino che li ha costretti ad una o piu disabilita. Eroi? Forse. Gente con le palle – se mi permettete – sicuramente si. Una, cento, mille prove di coraggio, sacrificio e buona volonta che puo essere d’esempio a tutti. A Rio de Janeiro sono stati convocati 94 atleti italiani (38 donne e 56 uomini) in 14 diverse discipline per le Paralimpiadi, la Olimpiadi “parallele” riservate agli atleti con disabilita. La prima edizione fu disputata in Italia nel 1960. Da allora ogni 4 anni gli atleti disabili piu forti al mondo si sfidano nelle tante specialita olimpiche. Quest’anno a Rio c’erano oltre 4.300 atleti provenienti da 176 Paesi del mondo per misurarsi nelle 23 discipline paralimpiche. Una sfida di atleti preparati e pronti a dare tutti loro stessi dopo 4 anni di sacrifici ed allenamenti, tutto per esserci e conquistare quella medaglia, onorando in pieno lo spirito olimpico dei Giochi. Non basterebbe un’enciclopedia per raccontare la storia di questi uomini. Quella di Alex e forse la piu “cinematografica” di tutte: un campione gia famoso, l’incidente in diretta tv, la riabilitazione fino a successi di sport e di vita ancor piu clamorosi. Ma ce ne sono tantissimi altri che meriterebbero gli onori della copertina. Onori che, parliamoci chiaro, a cui molto di loro non sono nemmeno interessati, abituati come sono a nutrirsi solo di sport e successi agonistici. Sono storie intense pero, che possono dare una speranza a chi la speranza l’ha persa da tempo per le piu svariate ragioni. Possiamo raccontare di Beatrice Vio, promettente fiorettista veneta colpita ad 11 anni da una meningite fulminante che le causo, dopo un’infezione, l’amputazione di avambracci e gambe. Determinazione, impegno e sacrificio le hanno permesso di continuare l’attivita agonistica fino all’oro nel fioretto individuale di Rio 2016. Oppure Paolo Cecchetto che, dopo un incidente motociclistico a 22 anni, e rimasto paraplegico ma non si e arreso ad una vita sedentaria: hockey su ghiaccio in carrozzina, atletica paralimpica fino all’Oro a Rio 2016 nella categoria Road Race H2. Ogni storia di questi atleti, italiani e non, meriterebbe di essere raccontata. Sono la prova lampante che i limiti derivano piu dalla proprio mente che dal proprio corpo: esempi di forza di volonta e costruttiva cocciutaggine che dovrebbero essere “luce guida” per qualsiasi persona fisicamente normodotata.

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