Luca Natalini, il nostro Top Chef!

Parlare con Luca Natalini è come aprire una scatola di entusiasmo, passione, maestria. Il nostro primo personaggio del mese del 2018 è uno chef. Anzi, un executive chef. Di 28 anni. Nato e cresciuto a Borgo a Buggiano (il che – come vedrete – ha segnato molto della sua vita), Luca si è fatto valere e ben volere nell’ultima edizione di Top Chef, il “programma culinario della televisione con più stelle”, come si può leggere nella presentazione sul sito del network, edizione nella quale il “nostro” Natalini è arrivato in finale.

Domanda a bruciapelo: lo rifaresti? “Sicuramente! – risponde convinto Luca, con quella sua parlata un po’ così della Valdinievole ovest, e con la solita certezza che mette in tutto quello che mi ha detto – E’ stata un’esperienza divertente ed affascinante, nella quale ho avuto l’occasione di entrare in contatto con professionisti veri, autentici, e con moltissime esperienze”.

Vista da teleudente di programmi culinari, la tua professione Luca sembra molto solitaria. “Al contrario – ci svela l’executive chef dell’Osteria Agilulfo di Marina di Massa – per poter conseguire risultati serve mettersi in gioco e far mettere in gioco tutti i collaboratori. È una grande squadra a poter conseguire grandi risultati”.

Grandi risultati che sono il tuo pane quotidiano… Ti consideri ambizioso? “Sicuramente. Ci vuole sempre tanta immaginazione, e grandi sogni. Occorre l’ambizione, occorre farsi una scaletta interiore e personale di risultati da conseguire. Io mi pongo degli obiettivi, ad esempio, annuali. Tanti piccoli obiettivi, tanti piccoli gol segnati ogni anno diventano un grande gol messo a segno in cinque, o in dieci anni”.

Parli da veterano, ma hai solo 28 anni. Com’è essere giovane per te? “Purtroppo, la meritocrazia bisogna meritarsela a quest’età. Molto spesso, nella vita come a Top Chef, prima di tutto in molti vedono in me un giovane, anche se ho una carriera più che decennale alle spalle. Quindi, essere giovane è prima di tutto uno scoglio da superare, per poi farlo diventare un tratto in più da far apprezzare”.

In tutto questo tuo percorso quanto è stato ed è importante per te essere un valdinievolino? “Tantissimo. La mia è una cucina fatta di ricordi, di racconto. Se non fosse un racconto, la cucina sarebbe un semplice cibare, soddisfare la fame. Ecco: i miei ricordi sono nell’orto dei miei bisnonni, a Buggiano. Sono nella terra, e nella loro ineguagliabile maestria nel trattarla, coltivarla, volerle bene”.

Allora è vero: tra chef e materia prima ci deve essere un gran bel rapporto… “Per me avere a che fare con la materia prima vuol dire prima di tutto aiutare e valorizzare i produttori. Lavorando a Marina di Massa ho la fortuna di avere il mare davanti a me, e le montagne dietro. Questo è un privilegio stupendo, è incontrare storie bellissime, è valorizzare la filiera intessendo rapporti di vera amicizia con persone che ogni mattina si alzano presto e lo fanno mossi dalla passione, dall’impegno. Come me”.

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