Paolo Ferrali, dal successo mondiale con la musica dance alla nazionale paralimpica

QCC feb16 paolo ferraliLAMPORECCHIO – Non arrendersi mai… e dare il massimo in ogni aspetto della propria vita. E’ un po’ questa la filosofia di vita di Paolo Ferrali, in arte “Mabel”. La sua e una storia avvincente e “camaleontica”, che spazia dalla musica dance internazionale alla nazionale paralimpica italiana di ciclismo, il tutto reso ancora piu difficile da un handicap fisico non da poco. Paolo ha 41 anni e vive a Lamporecchio con la moglie Romina e i suoi due figli Thomas e Isabel. Il sogno di Paolo ha un nome e una data: Rio 2016. Le Olimpiadi! Paolo mi apre sorridente il portone di casa sua a Lamporecchio. Come ti posso chiamare? Paolo? Mabel? ≪Tutti e due modi! Mabel e il mio nome d’arte. Sono un musicista. Nel 1999 avviai un progetto di musica dance che si chiamava “Mabel”. Fu un successo incredibile: nel 2000 tre delle miei canzoni erano prime in classifica in mezza Europa! Si chiamavano “Disco Disco”, “Don’t let me down” e “Bum bum”. Arrivai a vincere il disco d’oro in Austria, dove avevo venduto oltre 25mila copie. Quell’anno andai in turnee e volai qualcosa come 170 volte in tutta Europa≫. Poi negli anni successivi? ≪Pubblicai un album nel 2002 ma i tempi erano gia cambiati: era nato Napster, la musica inizio ad essere scaricata da internet. Abbandonai il progetto Mabel e mi presi un periodo di pausa dalla musica≫. Come si passa dalla musica dance alla nazionale paralimpica di ciclismo? ≪Con la passione, prima di tutto. Sono nato con uno problema di spina bifida e piede cavo equino congenito. Ho, insomma, un deficit motorio agli arti inferiori, una gamba “spinge” molto molto meno dell’altra. All’eta di 6 anni, in seguito al primo intervento chirurgico il mio medico specialista, spinto anche dalla passione smisurata di mio padre Luciano, mi prescrisse di iniziare ad andare in bicicletta. Detto fatto! Per me fu facile innamorarmi della bicicletta. Ma la storia e ancora lunga…≫. In che senso? ≪Seguirono molte operazioni alla mia gamba sinistra e un lungo stop dal mondo del ciclismo. Solo nel 2009 mi rimisi in sella, cominciando a gareggiare e ritrovando la passione di un tempo. Con allenamento e sacrifici sono arrivati anche dei bei risultati: campione toscano su strada, una medaglia d’argento e una di bronzo in Coppa Europa, 1° al mondiale UISP, solo per citarne alcuni. Fu allora che l’allenatore della nazionale paralimpica, Mario Valentini, mi noto e mi chiese di diventare un’atleta della nazionale. Fu una soddisfazione grandissima≫. Il ciclismo per te e passione o lavoro? ≪Prima di tutto e la mia passione. Mi sta coinvolgendo pero a tempo pieno, mi alleno tra palestra e bici dalle 2 alle 5 ore ogni giorno. Per me lo sport e un sacrificio ma anche una terapia: allenandomi sto meglio, le motivazioni non mi mancano. Sento di avere i numeri per poter avviare una carriera vincente, ma per gli atleti paralimpici le spese sono tantissime e ricadono tutte sul bilancio familiare. Ho 41 anni, per me il tempo stringe. Vorrei gareggiare in questo 2016 per poter raggiungere il mio obbiettivo: le Olimpiadi di Rio 2016! Sarebbe il coronamento di un sogno≫. Senza fondi non si puo gareggiare, senza gare non si puo ambire a Rio 2016… ≪Esattamente. Vorrei chiedere aiuti tecnici o finanziari che mi possano permettere di svolgere un’attivita sportiva di alto livello. Vorrei sponsor che credano in me come sportivo, per riuscire a coltivare il sogno di restare nel ciclismo. Desidero essere d’esempio nella vita, come determinazione e tenacia, non arrendevolezza, non solo per i miei figli ma anche per tutti coloro che vinti da un problema fisico o morale vogliono arrendersi≫. Per chi volesse mettersi in contatto con Paolo Ferrali l’e-mail paoloferrali@yahoo. it e a disposizione, oppure su Facebook alla pagina www.facebook.com/paoloferrali .

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