La scelta della scuola superiore, come fare quella giusta

irida-andoni“Uno studente su tre lascia prima del diploma” così titolava Il Corriere della Sera tre anni fa, un suo articolo sulla scuola. A livello nazionale è il 27% degli studenti che abbandona durante i cinque anni. La lotta all’abbandono scolastico rappresenta fra l’altro, un contributo decisivo all’interno dell’UE verso l’Europa 2020, che include, tra i cinque obiettivi fondamentali che la guidano, la riduzione del tasso dell’abbandono al di sotto del 10%. L’abbandono scolastico nasconde in realtà un disagio sociale e scolastico. Rappresenta un motivo di scontro fra l’individuo, la famiglia, gli insegnanti e la società. Le cause di questo comportamento sono molte e varie. Interne al sistema- scuola ad esempio; le variazioni organizzative repentine e a volte antiquate, il processo d’insegnamento ed apprendimento che manca di un sistema di monitoraggio uniforme e condiviso, l’impossibilità di valutare la qualità e la metodologia di comunicazione dei docenti con il gruppo classe oppure con il singolo, per poter così agire con coloro che sono a rischio di abbandono prematuro. Le cause esterne invece, implicano il ruolo fondamentale dell’ambiente socio-culturale, socio-economico di appartenenza e familiare. Le condizioni economiche e la posizione professionale dei genitori, la situazione culturale ed il titolo di studio degli stessi, influenzano sicuramente le aspettative circa il futuro dei propri figli e sulle finalità di un percorso di studio di successo. Anche i vissuti dei giovani influenzano gli atteggiamenti verso l’Istituzione scolastica ed i loro comportamenti in ordine all›adattamento richiesto dalla scuola. Ecco quindi, alla luce di tutto questo, quanto diventa importante nonché difficile il momento della scelta della scuola superiore. E’ il momento delle domande, dei dubbi e delle incertezze da parte dei ragazzi. Sia perchè la scelta impone di riflettere sulle proprie attitudini (chi sono, cosa so fare), sia perche si è obbligati a pensare e a progettare il proprio futuro. Tutto questo quando l’identità è ancora in formazione e i ragazzi sono guidati da aspettative e desideri, quelli dei familiari e le proprie, ma non solo. Anche l’influenza del gruppo dei pari, degli amici è molto forte. I genitori, dal canto loro, vorrebbero rendere bella e sicura la vita del proprio figlio, perché ognuno di noi desidera il meglio per loro e questo non solo è normale ma addirittura legittimo. Spesso i genitori vogliono mettere i propri figli in condizione di avere ciò che è mancato loro, oppure desiderano che essi seguano le proprie orme. Sono propositi nobili, ma non bisogna dimenticare che i figli sono “altro da noi”, vengono da noi ma non sono di nostra proprietà (K. Gibran). Per orientarsi nella scelta, la prima cosa da fare è sfatare i luoghi comuni che esistono ed hanno una funzione precisa: offrire punti fermi in un mare di incertezza. Svolgono una nobile funzione, quella di calmare un pò l’ansia, tuttavia possono confondere le idee, bloccando la persona in uno status che non gli appartiene. (Mio figlio non ama studiare quindi meglio un Istituto Tecnico così non dovrà proseguire con gli studi universitari). Non esistono materie facili o difficili, scuole più facili di altre. Esiste solo la curiosità, le passioni, felici, profonde e durature. I nostri ragazzi in questo momento hanno bisogno di essere ascoltati e non giudicati, il rendimento scolastico qui non c’entra nulla. Diamo ascolto alle loro passioni che magari coltivano anche in silenzio già da tenera età. Sosteniamo i ragazzi, non la scelta e non sostituiamoci a loro. Facciamo insieme le visite alla scuola, la ricerca delle informazioni, parliamo con chi quella scuola la frequenta, perchè la scelta che loro dovranno fare e di conseguenza il loro futuro è molto importante anche per noi e questo i ragazzi devono percepirlo. Ricordiamo e parliamo con loro di come noi abbiamo fatto le nostre scelte e perché. Servirà a vedere e capire meglio determinate cose, a loro ma anche a noi. Pensiamo cosa vogliamo veramente per i nostri figli, che abbiano successo nella vita oppure che siano felici? La prima non necessariamente comporta la seconda, il contrario invece è più facile che succeda. Allora insegniamo loro che la felicità è la chiave della vita, che non è una meta da raggiungere ma un cammino da percorrere. Insegniamo loro che non devono permettere a nessuno, neanche a noi, di dirgli che non sanno fare qualche cosa. Se vogliono qualcosa devono andare ad inseguirla. Spingiamoli a cercare la propria passione felice, il verso che aggiungerebbero al grande poema del mondo, come fece in un film Robin Williams nelle vesti di un professore con i suoi alunni. Noi abbiamo la responsabilità di “insegnare loro la vita” ma loro hanno il dovere ed il diritto di inseguire i propri sogni, anche se, a volte, questo significa non accettare quello che noi gli indichiamo.

Dott.ssa Irida Andoni – Trainer Metodo5 School

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