Nella bottega di “Nino”, storico calderaio di Pescia «Oltre 70 anni di lavoro in bottega… ma rifarei tutto»

ago16_calderaioGiovanni Donnini e un uomo di 89 anni, che ha dedicato la vita alla sua famiglia e al suo lavoro. E’ un uomo straordinario, ma non andate a dirglielo perche e anche umile come poche persone al mondo e rischiereste quasi di offenderlo. Giovanni, Nino per gli amici, e un calderaio: lavora il rame artigianalmente, utilizzando un tornio che si e fatto costruire su misura oltre 60 anni fa. Nato in Francia, figlio di emigranti, Giovanni e un simbolo di Pescia. Quello Che C’e e andato a trovarlo nella sua bottega appena fuori porta Fiorentina. La sua officina pare quasi un museo: qui il tempo sembra essersi fermato… ma e solo apparenza: la bottega e piu viva che mai, con centinaia di pezzi prodotti ogni giorno ed un via vai di clienti quasi da centro commerciale. Signor Nino, com’e diventato un calderaio? «Avevo 14 anni e iniziai a lavorare a Pescia, nella bottega di un artigiano. C’era la guerra e il rame era tutto razionato: si modellava l’alluminio. Facevo il garzone di bottega e piano piano imparai i trucchi del mestiere osservando i piu esperti. Poi, col tempo, capii che da quel lavoro sarebbe arrivato il mio pane per tutta la vita. Avevo imparato il mestiere ma volevo farlo a modo mio e mettermi in proprio…». Nino racconta la sua storia con la passione negli occhi, i suoi ricordi affiorano cosi precisi e lucidi e che sembra di poter guardare il film della sua vita. «Erano gli anni ‘50 e mi feci costruire un tornio su misura per il mio fisico, cosi da lavorare il rame al meglio. Costo 120mila lire, al tempo era un patrimonio. Quel tornio pero e ancora li ed e quello che funziona meglio di tutti. Voglio bene a quella macchina, significava lavoro e pane per me e la mia famiglia». E questa bottega? «Venni qui negli anni ‘50! Fu la mia prima bottega e non me ne sono mai andato. Era ed e un ottimo posto, sulla strada: la gente guardava dentro ed entrava. Sono 60 anni che la mattina alle 8 vengo qui e mi metto a lavorare..». E qui, il signor Giovanni, si rivolge all’autore dell’intervista: «Bimbo, se lavori in proprio, la mattina devi “prendere la giornata”, non ci devi essere per nessuno, siete tu e il lavoro. Solo al pomeriggio puoi concederti pause o diversivi. Non e facile fare l’artigiano e se non lavori duro finisce che chiudi». Giovanni non lavoro solo rame, ma anche ottone e peltro. E’ uno specialista del metodo tradizionale della “lastra”, usato ormai da pochissimi mastri artigiani in tutta Italia. «Produco molti oggetti per cuochi, pizzaioli o pasticcieri». Nino non lo ammettera mai, ma i suoi prodotti sono dei pezzi finemente rifiniti, molto belli oltre che funzionali. «Ho tanti clienti affezionati – continua Nino –, molti dei quali venivano in bottega quando erano bambini accompagnati dai genitori… e adesso sono padri o madri! Arrivano da tutta Italia e spesso anche da fuori». Cioe? «Giusto la scorsa settimana una mia fonte battesimale e andata in Peru da una signora che me l’ha espressamente chiesta. Ma alcuni miei pezzi sono andati in California, a Hong Kong…». Tra tanti clienti ce n’e stato qualcuno famoso? E alla mia domanda Nino mi mostra una foto in cui Karol Wojtyła riceve un suo catino di rame. «Qualche tempo dopo mi arrivo un telegramma dal Vaticano i ringraziamenti del Santo Padre. Ma un mio pezzo e andato anche al presidente! Ti dico una cosa pero – e si avvicina come a voler rivelare un segreto –… tutti i clienti sono importanti, famosi o non. E il sorriso e la gratitudine dei clienti e la soddisfazione piu grande, ancor piu dei soldi». Il sorriso piu bello Nino lo regala quando, tra una domanda e l’altra, si arriva a parlare della sua famiglia, della figlia Antonella e della moglie Renata con cui «il 16 ottobre dell’anno scorso ho festeggiato 60 anni di matrimonio». A Nino l’augurio di 100 e piu anni di ulteriori successi e salute.

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